Quel giorno in piazza Brin e il femminismo alla Spezia
Laura
Ruocco
Tornavo
con i compagni del PDUP da un comizio volante a Levanto per la campagna
elettorale. Muniti di megafono, volantini e un oratore disponibile, potevamo
cambiare in poco tempo località. Ci spostavamo in gruppo, l’affinità politica
s'intrecciava con l’amicizia, le storie d’amore e una forte solidarietà.
Cosa meglio di una festa poteva coronare la
giornata? Si respirava aria di gioia e di vittoria. Di lì a pochi giorni ero ed
eravamo convinti che sarebbe cambiato il mondo, la sinistra avrebbe preso il
potere. La certezza che quell’onda rivoluzionaria che attraversava la nostra vita avrebbe coinvolto tutti/e e che il mondo sarebbe stato nelle ns. mani. Non fu così, purtroppo si
sarebbe affacciato un periodo
politicamente duro ma l’onda culturale
portò grandi e innegabili cambiamenti. Soprattutto per noi giovani donne... Molte
di noi del PDUP avevano contribuito a
dare vita ai collettivi femministi. La “doppia militanza”, come si diceva in
quegli anni, e il '76 è stato un anno centrale per le battaglie femministe.
Il
femminismo un'esperienza piena e densa che ho fatto insieme a tante donne della
mia città seguendo l’onda nazionale e
internazionale che scuoteva in mondo. A
fine settembre del '73 formai con altre
donne provenienti dall’area cattolica di sinistra un gruppo di studio sulla questione femminile presso le ACLI
nella sede di p.zza Chiodo, con lo scopo di approfondire la discriminazione sui
luoghi di lavoro, nei testi scolastici, all'interno della famiglia. Con il nome collettivo 8 marzo partecipammo alla campagna per il divorzio e
alle battaglie per i consultori, ad indagini e ricerche sulla questione
femminile.
L'ondata
del femminismo americano avvolse anche l'italia ed anche noi, entrò con
prepotenza la parola liberazione che superava il concetto di emancipazione. Si
unirono a noi molte donne provenienti da ambiti diversi. Diventammo collettivo
femminista 8 marzo. Cambiammo sede: non potevamo più occupare le stanze della
ACLI per ovvi motivi politici. Dopo aver girovagato in varie sedi e case
private aprimmo una sede tutta nostra in
via Biassa.
Scoprire la vera identità femminile senza
stereotipi, norme, interesse generali codificati. Partire dal vissuto di ognuna di noi,
attraverso la pratica dell'autocoscienza, per portare alla luce e alla dignità di temi politici quelli che erano stati considerati fatti
personali: il rapporto discriminatorio tra uomo e donna, la maternità come
scelta, la sessualità, la divisione dei
ruoli nella casa e nel lavoro, il
matrimonio come destino sociale, la realizzazione di sé come individuo autonomo. Una messa in discussione della
società patriarcale, modello presente
anche nelle organizzazioni di sinistra e di estrema sinistra che consideravano prioritario il conflitto tra capitale e lavoro e mal digerivano questa
lettura del mondo che metteva in discussione comportamenti e modi di essere
anche dei "compagni".
Eravamo
tante nel collettivo ed autonome dalle
forze politiche con il quale il dialogo era sempre conflittuale specie sul
separatismo e sui temi legati alla sessualità femminile. Condividere il vissuto quotidiano, comunicare
tra donne, darsi forza reciproca nel processo di liberazione erano elementi fondamentali
per poter lottare organizzare e vincere battaglie importanti come la legge
sull’interruzione di gravidanza e quella sulla violenza alle donne.
Il
collettivo femminista 8 marzo si unì ad una rete forte e attiva soprattutto
nelle grosse città. Partecipammo a tutte le manifestazioni nazionali e in sede
locale, nonostante non fossimo in una
grossa città, riuscimmo ad organizzare due grosse manifestazioni, la prima di
notte al grido “riprendiamoci la notte”
e l’altra sulla legge per la legalizzazione dell’interruzione di gravidanza,
entrambe partecipatissime da parte di
donne di qualsiasi estrazione e provenienza con la sola voglia di esprimere la
propria volontà di autoderminazione.
Una
generazione di donne non poteva fare e ottenere di più.
Grazie, Laura , per questa tua preziosa testimonianza , importante per noi ragazze di allora che abbiamo vissuto il '68 e poi la doppia militanza, come compagne e come femministe. Giustamente hai indicato come cruciale il 1976
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