Quel giorno in piazza Brin e il femminismo alla Spezia



Ph. Paolo Luporini - P.zza Brin 17 giugno 1976 

Laura Ruocco 

 

Tornavo con i compagni del PDUP da un comizio volante a Levanto per la campagna elettorale. Muniti di megafono, volantini e un oratore disponibile, potevamo cambiare in poco tempo località. Ci spostavamo in gruppo, l’affinità politica s'intrecciava con l’amicizia, le storie d’amore e una forte solidarietà.

 Cosa meglio di una festa poteva coronare la giornata? Si respirava aria di gioia e di vittoria. Di lì a pochi giorni ero ed eravamo convinti che sarebbe cambiato il mondo, la sinistra avrebbe preso il potere. La certezza che quell’onda rivoluzionaria che attraversava la  nostra vita avrebbe coinvolto  tutti/e e che il mondo sarebbe stato  nelle ns. mani. Non fu così, purtroppo si sarebbe affacciato  un periodo politicamente duro ma  l’onda culturale portò grandi e innegabili cambiamenti. Soprattutto per noi giovani donne... Molte di noi del PDUP  avevano contribuito a dare vita ai collettivi femministi. La “doppia militanza”, come si diceva in quegli anni, e il '76 è stato un anno centrale per le battaglie femministe.

Il femminismo un'esperienza piena e densa che ho fatto insieme a tante donne della mia città seguendo l’onda nazionale e internazionale che scuoteva in mondo. A fine  settembre del '73 formai con altre donne provenienti dall’area cattolica di sinistra un gruppo di studio sulla questione femminile presso le ACLI nella sede di p.zza Chiodo, con lo scopo di approfondire la discriminazione sui luoghi di lavoro, nei testi scolastici, all'interno della famiglia. Con il nome collettivo 8 marzo partecipammo alla campagna per il divorzio e alle battaglie per i consultori, ad indagini e ricerche sulla questione femminile.

L'ondata del femminismo americano avvolse anche l'italia ed anche noi, entrò con prepotenza la parola liberazione che superava il concetto di emancipazione. Si unirono a noi molte donne provenienti da ambiti diversi. Diventammo collettivo femminista 8 marzo. Cambiammo sede: non potevamo più occupare le stanze della ACLI per ovvi motivi politici. Dopo aver girovagato in varie sedi e case private aprimmo una sede tutta nostra  in via Biassa.

Scoprire la vera identità femminile senza stereotipi, norme, interesse generali codificati. Partire dal vissuto di ognuna di noi, attraverso la pratica dell'autocoscienza, per portare alla luce e alla dignità di temi politici quelli che erano stati considerati fatti personali: il rapporto discriminatorio tra uomo e donna, la maternità come scelta, la sessualità,  la divisione dei ruoli nella casa e nel lavoro, il matrimonio come destino sociale, la realizzazione di sé come individuo autonomo. Una messa in discussione della società patriarcale, modello presente anche nelle organizzazioni di sinistra e di estrema sinistra che consideravano prioritario il conflitto tra capitale e lavoro e mal digerivano questa lettura del mondo che metteva in discussione comportamenti e modi di essere anche dei "compagni".

Eravamo tante  nel collettivo ed autonome dalle forze politiche con il quale il dialogo era sempre conflittuale specie sul separatismo e sui temi legati alla sessualità femminile. Condividere il vissuto quotidiano, comunicare tra donne, darsi forza reciproca nel processo di liberazione erano elementi fondamentali per poter lottare organizzare e vincere battaglie importanti come la legge sull’interruzione di gravidanza e quella  sulla violenza alle donne.

Il collettivo femminista 8 marzo si unì ad una rete forte e attiva soprattutto nelle grosse città. Partecipammo a tutte le manifestazioni nazionali e in sede locale, nonostante  non fossimo in una grossa città, riuscimmo ad organizzare due grosse manifestazioni, la prima di notte  al grido “riprendiamoci la notte” e l’altra sulla legge per la legalizzazione dell’interruzione di gravidanza, entrambe partecipatissime da parte di donne di qualsiasi estrazione e provenienza con la sola voglia di esprimere la propria volontà di autoderminazione. 

Una generazione di donne non poteva fare e ottenere di più.

 







Le ultime tre foto provengono dall'archivio di Laura Rocco. 

Commenti

  1. Grazie, Laura , per questa tua preziosa testimonianza , importante per noi ragazze di allora che abbiamo vissuto il '68 e poi la doppia militanza, come compagne e come femministe. Giustamente hai indicato come cruciale il 1976

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