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Visualizzazione dei post da agosto, 2023

SE NE VA IN FILA INDIANA...

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  Giuli Ceci Se ne va in fila indiana tutto il meglio di questo paese, tutta la storia del '900, tutta l'operosità del dopoguerra, ci lasciano quelli del boom economico, della Lambretta e della Lettera 32. Ci lasciano quelli dell'Italia industriale, quelli con la valigia verso il lavoro, della campagna verso la città, quelli che hanno cambiato questo paese in meglio. Quelli della scuola democratica, della famiglia democratica, del comunismo e del consumismo democratico. Se ne vanno quelli dei Dik Dik, dei fotoromanzi e di Amarcord. Se ne vanno quelli delle utopie, degli anni di piombo, dell'emancipazione e del riformismo. Se ne vanno le mani di chi sapeva fare. E vanno via così, senza salutare tutto quello che hanno lasciato, prima di salire d'urgenza su un'ambulanza, senza dire nulla, senza un finale che abbia un senso, come in una sala di cinema fumosa, quando si rompeva la pellicola. Mentre tutti corrono, loro se ne vanno portando con sé un mondo di saggez

I MIEI PRIMI 68 ANNI

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RUDI VEO Ci abitui male... Chiederemo sempre di più! 13 agosto 2023  Se mai scriverò qualcosa di un po’ più lungo di un racconto, e di certo più breve di un romanzo, riguarderà i viaggi estivi negli anni del Liceo. Due anni in particolare furono  memorabili, il '72  e più ancora il '73. In quell’anno, di appena mezzo secolo fa, viaggiai molto, alla fine dell’estate furono più i giorni trascorsi in giro di quelli vissuti a casa. Iniziammo subito, era da pochi giorni finita la quarta, e senza un particolare progetto iniziammo un vagabondaggio, durato poi quasi un mese. La Francia vicina al confine della Liguria, poi le Alpi Cozie, e da là ci trasferimmo in Toscana e poi Umbria, e per finire nel porticciolo di Seccheto, isola d’Elba, dove trascorremmo un'ultima settimana dormendo in spiaggia, adottati da alcuni bambini in vacanza che ci svegliavano con un po’ di colazione. Per tutto il mese, fatto di treni, autobus e camminate, non dormimmo mai in un letto, tranne

FIABA MORESCA

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Rudi Veo C’era un tempo che avevo vent’anni, anno più anno meno, e quando arrivava l’estate rallentavo, rallentavamo lo scorrere del tempo, che in quegli anni era già piuttosto pigro di suo, rispetto al vivere di questi tempi. Non c’era alcuna frenesia nel dover essere da qualche parte, in qualche particolare località, in qualche  discoteca o tristezze del genere. L’estate era starsene a intercettare la brezza, nel dimenticare di esistere per attimi infiniti guardando la profondità della volta del cielo, non raccapezzandoci cercando di capire quante sfumature di galassie ci apparissero  o quanto fossimo catturati dal pulsare di qualche stella sconosciuta che nel guardarla, la nostra pupilla riusciva a dilatarla ulteriormente, così come avvertivamo dilatare e rallentare lo scorrere di quella convenzione che chiamiamo Tempo. L’estate era una sospensione, era una diserzione, era ignorare qualcosa che ci veniva imposta, sempre che dessimo importanza a obblighi e doveri. C’era u