Pietro Bellani e piazza Brin – Gli anni del Comitato di Quartiere



Il Comitato di Quartiere Nord era un organo di decentramento che aveva lo scopo di stimolare la Partecipazione popolare. L’ho frequentato con gli amici. C’era Sergio Fregoso. Poi c’erano i vecchi compagni della cellula del PCI.

Riunioni, dibattiti, un po' di musica. Era venuto anche Guccini. Aveva fatto delle cose. In qualche occasione è venuto anche lui. Poi c'è stato un periodo in cui c'era anche una compagnia di teatro. Barisione, Bruno Vivaldi…

Abbiamo fatto anche delle feste di piazza Brin. Va bene… erano feste organizzate dal Partito Comunista: feste dell'Unità. Erano delle Feste dove si facevano anche delle mostre d'arte. Io queste cose le ho vissute per diversi anni, partecipando alle feste. Perché poi lì vicino c’era anche la sede del Partito Comunista, in via Firenze.

Per quanto riguarda il comitato di quartiere mi ricordo anche delle riunioni per delle serate sulla questione dei tossici, dei ragazzi del quartiere. Erano riunioni molto affollate. Il comitato di quartiere era molto frequentato.

Ricordo anche Tiberio. Lui era uno molto positivo, però aveva la sua veduta su certi argomenti. Era interessante perché c'erano tutte queste posizioni differenti che si confrontavano. C'erano l'architetto Piarulli e Gianni Iannelli, esperto del suono che in casa aveva un registratore a bobina multitraccia. Insieme con Sergio Fregoso inaugurò il primo corso a Spezia di videoripresa. La videocamera consisteva in una pesante borsa a tracolla per la registrazione a nastro e della videocamera per la ripresa. Ci volevano tre persone per fare un servizio. Uno trasportava la tracolla, uno faceva l’operatore per la ripresa e il terzo intervistava con il microfono oppure commentava in diretta.

Ti ricordi di un certo Bergami, Bergomi? Lavorava per la Rai due e Rai tre. Era di Genova. Questo personaggio l’ho conosciuto perché Gianni Iannelli era inserito nel mondo RAI da esterno. Lavorava molto, era un grande esperto ed era dotato di un’attrezzatura veramente efficiente e moderna, professionale. Oltre alla tecnica, aveva anche un’ottima cultura. Sì ha lavorato anche per il Teatro Civico. Le registrazioni le faceva lui. Venivano spesso proprio delle attrici anche degli attori qua a Spezia. Andavano da lui a registrare.

 

D: Mara Baronti, la moglie di Antonello Pischedda, veniva anche lei?

 

Ma sì, veniva lei, veniva Pischedda. Io li incontravo. Non è che ci siamo frequentati: ci trovavamo la sera, eravamo tutti in piazza Brin, c'era il fresco della Fontana…

 

D: Qualcuno ci si faceva il bagno. Erano i ragazzi del Bar Scartazzini…

 

Ce l’ho fatto anch’io, una volta. Qualcuno ci finiva dentro… (risata). Eh, belle quelle serate lì… Poi erano variopinte perché c'era un po' di tutto, c'erano Giacinto, la limonina… che era la sua mamma. Poi c'è stata anche una frequentazione nel mio studio di Riccardo Borghetti, Sandro Galli, Fanigliulo, qualche volta di Dario Vergassola quando era piccolo. C’era anche Nosei.

Berardi l'avevi conosciuto?


 

D: Berardi mi sembra di sì.

 

Sono stato qualche volta anche da lui ma poche volte, perché poi purtroppo si è ammalato. Però c'è un aneddoto che mi ha raccontato Gianni, ma me l’ha confermato anche la moglie di Berardi: era un tipo molto nervoso Berardi. Dall'altro lato della piazza Brin che dà su Corso Cavour, nel palazzo dove stava il sindaco Bruno Montefiori - ci sta ancora - Lui ha sparato con la carabina alla finestra di uno che teneva la radio accesa al massimo volume. Pensa te che tipo era. Ha sparato alla radio e l’ha beccata in pieno. Pensa un po’ tu che mira che aveva…

 

D: Ah, ah, ah… anche adesso, con le carabine, hanno una bella mira…

 

Poi c'era la pesca al piccione che facevano alcuni del quinto piano: un’esca con granturco. Io, per dire la verità, lì al consiglio ci andavo, però non mi ricordo tante cose che ho fatto. Ricordo le feste, quelle sì.

 

D: C’era la proiezione di film, anche all’interno della sede del comitato di quartiere… La curavano Maurizio Maggiani e Renzo Dadà.

 

Han fatto un ciclo di film in piazza. E’ stato bello, però non me li ricordo perché io ci sono stato ma fino agli anni 80. Ci sono stato una decina d’anni poi sono venuto via. Forse anche più di dieci anni. Ecco non me li ricordo. Mi ricordo il cinema all'aperto, quello sì e poi le cene che si facevano nelle varie case di amici e di compagni che erano lì.

 

D: Franco Dell’Omodarme te lo ricordi?

 

Sì.

 

D: E Luisa Valerio?

 

La Luisa Valerio… abbiamo fatto una cena a casa sua.

 

D: Grossi te lo ricordi?

 

Come si chiamava?

 

D: Era socialista, poi è passato nel Partito Comunista e infine è rientrato nel Partito Socialista. E’ stato presidente del consorzio per l’inceneritore. Poi è stato assunto nell’Autorità Portuale. E’ morto.

 

Sai chi mi ricordo? Euro, del Partito Comunista, segretario di sezione. Era il pilastro dell’organizzazione. Era l'organizzatore delle feste. Dopo di lui c’è stato Franco Dell'Omodarme. La Festa dell’Unità in piazza Brin portava poi lo stand ai Giardini per il Festival Provinciale. Ma in quello di piazza Brin si mangiava veramente bene. Noi ci si serviva. Ai tavoli.  Ma tu hai fatto delle fotografie… una l'ho vista. Ma ne avrei anche delle altre…

 

D: La foto che hai visto non era di una Festa dell’Unità. Era una kermesse artistica dove molti pittori come te… ricordo Tedoldi, hanno messo in mostra per il quartiere le loro opere e alcuni, tra cui tu, si erano prestati a dipingere in estemporanea sotto gli sguardi dei bambini e degli abitanti dell’Umbertino.


 

L’avevo ideata io per il Comitato di Quartiere. Si faceva della grafica. Si facevano delle morsure, delle incisioni.

 

D: Tu, però, nella foto avevi dei colori…

 

Può essere che gli eventi siano stati due.

 

D: Sui pannelli elettorali che erano rimasti installati dalle recenti votazioni, erano appesi i quadri di quasi un po' tutti i pittori di Spezia che li avevano prestati per essere esposti.

 

E’ vero. Aspetta un attimo che vado a prendere un pezzo di legno per la stufa.

C'erano i ragazzi della FIGC. C'era Barbara Puglia. L’attività del comitato era seguita da tanti tanti giovani. Ecco, quello sì.

 

D: C’era Enrico Chiocca, i fratelli Angelini…

 

Ti ricordi di Sassi? Sì, che più tardi è stato assessore alla viabilità.

 

D: Sassi? Era del nostro quartiere?

 

Veniva… Putrino… Venivano… Erano i giovani del Partito. Anche tu eri molto attivo…

 

D: Io non ero della FGCI. Ero della Lega dei comunisti e mi ricordo una festa in casa della Wanda. C’era una ragazza che mi piaceva… mi piaceva e ballando ci siamo messi insieme. Io però ero già fidanzato e questa ragazza, quando l’ha saputo, ha preteso che scegliessi tra lei e la mia fidanzata.

 

Eh! Hai scelto?

D: Scelto… Non è che ho scelto… Il giorno dopo ho visto la mia fidanzata e le ho detto che avevo baciato un’altra. La mia fidanzata ha scelto per me e ha fatto in modo che restassi con lei. La ragazza che mi piaceva perciò non ha voluto più saperne di me, ma siamo rimasti amici.

 

No, io stavo con Wanda ma poi ci siamo lasciati. Era, era... una relazione turbolenta. C’erano forme di gelosia, di possesso, anche perché, non vivendo insieme, c’era poi anche la fatica perché in realtà per chi si divideva, si separava dal marito, in quel periodo lì era, specialmente per una donna, molto complicato. Perché per esempio, anche per la questione del figlio, le erano state fatte delle pressioni. La nostra relazione, che è durata... è durata più di dieci anni, ha sempre avuto delle complicazioni da parte dell’ex marito, da parte dell'ex suocera, sulla questione del figlio. Oggi non ci sarebbe stato assolutamente il problema. Io mi sono sposato nel ’66. Federica è nata nel ’67. Poi il matrimonio è andato avanti fino al ’74. Ma quando c'è stata la separazione, c'erano altre due coppie che si erano separate. Dopodiché c'è stata una valanga di matrimoni che hanno fallito, ma eravamo in tre in quel periodo, prima della legge sul divorzio. Poi da un amico ho saputo che Spezia era una delle città dove la gente si è separata di più. Risultava da un censimento che han fatto.

Poi quando sono andato in Piazza Brin, tra i miei vicini di casa c'era Marzio Giacinto. La mamma, non so se era una Baldi. Non so. Comunque erano loro i miei vicini di casa. In quel pianerottolo c'erano tre appartamenti di cui due erano stati affittati da noi: da me e da loro. Però era un portone strano. Mi faceva anche un po' di… La notte non funzionava mai la luce… c’erano un casino di cose… non ero abituato io a quel tipo lì di cose… ultimo piano… Il portone è sempre aperto… era sempre aperto, quel portone. Palazzo bel palazzo… è un bel palazzo, anche, però, come ti ripeto, strano.

 

D: Casa tua però era bella, perché ci abitavi tu e c’erano tutte le tue opere.

 

Era la mansarda.

 

D: Ospitale, è vero. Tante tante serate abbiamo passato da te a parlare. Qualche volta abbiamo anche suonato, cantato. Eppure era tardi, la notte.

 

Sì c'era anche, se ti ricordi, a cena, Bruno Rosaia. E poi altri ragazzi, però Rosaia era sempre insieme a te.

 

D: Aveva un altro fine.  Gli piaceva la ragazza che mi piaceva.

 

Mamma mia! Eh, sì, sono capitate tante storie. C'era anche l'età dei cambiamenti, le storie che finivano, ne cominciavano delle altre… Poi Piazza Brin è stata una piazza incredibile, anche per la ragione che quella Fontana lo è.

 

D: Sergio, Sergio Fregoso, mi ha dedicato un suo libro di foto di Piazza Brin con questa frase: “A Paolo Luporini, anche lui…virgolette…stregato… da piazza Brin” (Lunga pausa). E tu l’hai abbandonata. Sei venuto qua in Vappa.

 

Prima sono andato in Corso Cavour, a 200 metri da Piazza Brin. Però poi Piazza Brin è cambiata. Ma quando si è trattato di fare un lavoro per il Comune che era quello di Luce in Luce… Sì, Luci in Luci mi sembra, io come sito ho preso piazza Brin. Ho fatto il mio lavoro che è stato realizzato proprio in piazza Brin. Nel 2000, mi sembra 2002. Forse ora non mi ricordo esattamente però in quegli anni, perché l’ho sempre portata nel cuore.

Guarda, non posso fare a meno di quella piazza. Quando passo da piazza Brin, non posso fare a meno di guardare quel palazzo. Sai, lì c'è tutto dentro, eh! C'è una parte della mia vita ma molto molto intensa anche per le relazioni che ho avuto, le storie e anche per le battaglie, perché è stata anche una battaglia. Ero uscito fuori dalla mia famiglia e mi sono trovato a fare il pittore. Cos'è, il sesto piano, quinto piano? E’ quinto piano. Ho conosciuto tantissima gente, anche persone che venivano da fuori. Nel palazzo c'erano sempre persone che venivano dal Trentino, amici dei vicini di casa. Quelli di là avevano amicizie a Roma. Incuriositi, alcuni sono venuti anche a trovarmi perché sapevano che c'era il pittore… In quel palazzo non mancava niente… non mancava niente. Palazzo d'arte.

 

D: Poi nel palazzo di fianco c'erano Berardi, Iannelli. Fregoso. Fregoso era un grande… Anche umanamente… era… il migliore.

 

Eh, sì. E’ tra i grandi personaggi. E’ un grande artista. Ha avuto tante possibilità di lavorare fuori… non le ha mai accettate. Lui collaborava anche con quella rivista importantissima, Popular Photography, americana, e aveva contatti con gallerie, anche una galleria importante di Milano. Ma lui è sempre rimasto a Spezia.

 

D: Conosceva Ando Gilardi, un grande esperto e famoso critico fotografico.

 

Poi conosceva, l’ho conosciuto anch'io, perché è venuto in piazza Brin, uno che faceva film d'animazione per i ragazzi, famoso in Italia, che faceva i suoi film per le scuole. Ha scritto anche dei libri su questa esperienza. Lui fece una sera una presentazione lì al Comitato di quartiere. Non mi viene il nome. E’ un nome importante. Rodari, Rodari.  (NdA: Si trattava probabilmente di Marcello Piccardo)

 

D: Gianni Rodari, caspita! Uno scrittore bravissimo, famosissimo, disegnatore.

 

Sì, lui.

 

D: Questo non me lo immaginavo. Non lo sapevo.

 

Credo che abbia fatto qualcosa anche al Centro Allende, poi è venuto lì al Comitato di quartiere. Lui ha fatto quest’esperienza con i giovani, con i ragazzi, da cui ha realizzato un libro.

 

D: Quelli erano gli anni anche di poco successivi al colpo di stato in Cile. Ti ricordi qualche cileno transitato allora?

 

Io in quel periodo ho fatto un lavoro di scenografia al teatro Impavidi di Sarzana. E’ arrivato un gruppo di suonatori e cantanti del Cile, non quelli famosissimi, gli Inti Illimani, ma altrettanto bravi. Venivano da Milano. Li hanno inseriti in uno spettacolo e ho fatto questa scenografia, che l'ho terminata in un giorno, un giorno e mezzo. Ne avevo già fatta un'altra qualche anno prima ma quella lì era speciale. Tutt’e due sono state esperienze molto forti per me. Una era un lavoro teatrale che si chiamava “Giocattoli per ragazzi malati”. Tra l'altro il tema veramente per me era una novità. Il lavoro è stato fatto su tre scene che però queste tre scene tu le vedi subito perché ci sono sin dall’inizio. Era un palco che ho fatto sul palco in ferro tubi e ho fatto tre movimenti cioè una prima stanza, la seconda stanza e una terza stanza.

Pensa, ho fatto quel lavoro che io non ero ancora sposato per cui si parla giusto giusto degli anni di Parigi. Il tema di questo spettacolo l'ha scelto il regista che era uno che lavorava all’OTO Melara. Questo regista non faceva teatro ma lo faceva per il dopo lavoro. Il tema era sulla droga. Eravamo nel 1965. Sui ragazzi che si facevano. Io non sapevo nemmeno cos'era… capisci… cos'era farsi un'iniezione. Cos’era sniffare. Assolutamente niente. Viaggiava, qualche volta, un po' di fumo. Ma qualche volta, solo dopo tre-quattro anni da quel periodo lì, vedevo qualcuno che si faceva uno spinello. Ma in quel periodo io non ho mai visto nulla.

 

(intervista di Paolo Luporini)


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