23 gennaio


Gian Paolo Ragnoli, Giambo 

23/01/2021 
Come ogni 23 gennaio, in ricordo di Roberto Franceschi. 

Il 23 gennaio 2013 il maglio di acciaio alto sette metri posto nel 1977 nel luogo in cui Roberto cadde, in via Bocconi a Milano, di fronte alla sua Università, è stato ufficializzato come monumento cittadino dal Sindaco di Milano Giuliano Pisapia.
Il maglio fu scelto al termine di un lungo ed eccezionale processo di elaborazione collettiva da parte del mondo artistico milanese sia per le sue proporzioni architettoniche, sia in quanto simbolo primario del lavoro. Ai piedi dell’opera è posta una targa di bronzo che riporta la scritta:
“A Roberto Franceschi e a tutti coloro che nella Nuova Resistenza dal ’45 ad oggi caddero nella lotta per affermare che i mezzi di produzione devono appartenere al proletariato”.


23 gennaio 1973/23 gennaio 2020

“E quando ci domanderanno che cosa stiamo facendo
potremo rispondere: ricordiamo".
Ray Bradbury, Farenheit 451

Storie vecchie, direte, roba da reduci degli anni ’70 che rimpiangono la loro gioventù.
E’ vero, c’è anche questo, la nostra gioventù la rimpiangiamo perché è passata, ma ricordiamo i sogni che l’hanno resa viva e degna di essere rimpianta.
Roberto avrà per sempre vent’anni, noi invece siamo invecchiati, qualcuno è calvo, qualcun altro ha i capelli bianchi, altri ancora sono parecchio appesantiti, siamo tutti stanchi e con ben poche illusioni rimaste, ma per quel che vale siamo ancora qui, a difendere la Memoria, la Resistenza, il ’68, i più elementari diritti umani, a fianco dei lavoratori, degli studenti in lotta e dei migranti, a dire ancora, con una pacatezza che non va scambiata con rassegnazione, quello che dissero allora i nostri padri o i nostri nonni: “No pasaran!”

Nel 1973 Roberto Franceschi aveva 21 anni, studiava economia politica all´università Bocconi ed era un militante del Movimento Studentesco.
La sera del 23 gennaio di quell´anno il collettivo del Movimento Studentesco della Bocconi aveva indetto un´assemblea fra studenti e lavoratori presso l´aula magna dell'università; il rettore contrariamente ad una prassi ormai acquisita aveva vietato l´ingresso ai non iscritti alla Bocconi, cioè di fatto 
aveva vietato l´assemblea e per imporre quella decisione un reparto di polizia era schierato davanti all'ingresso dell'università.
Non appena gli studenti e i lavoratori giunti per partecipare all'assemblea accennarono una protesta, i poliziotti non esitarono a caricarli; ci fu un breve scontro e quando già i manifestanti si stavano allontanando agenti e funzionari 
di polizia aprirono ripetutamente il fuoco contro di loro con le rivoltelle d´ordinanza.
Due giovani furono colpiti alle spalle: Roberto Piacentini, nonostante la gravità della ferita, si salvò. Roberto Franceschi morì il 30 gennaio dopo sette giorni d´agonia.
Per la sua morte nessuno ha pagato.

"Era un compagno era un combattente
per il socialismo per la libertà
per questo il governo un plotone mandò
e un sicario alle spalle sparò".

(da Compagno Franceschi, una canzone scritta di getto da Franco Fabbri dopo l'assassinio di Roberto)
“...nel cuore e nel canto di chi lotterà
il compagno Franceschi vivrà!"

Avevamo un gruppo in quegli anni, l’avevamo fondato poco dopo l’assassinio di Roberto e in suo ricordo si chiamava Collettivo Franceschi. Era un collettivo un po’ bizzarro, in parte gruppo musicale, che proponeva canzoni politiche e popolari, prevalentemente dal patrimonio popolare americano, pesantemente influenzati come eravamo da Woody Guthrie e dagli Stormy Six, in parte anche collettivo politico, che si muoveva in autonomia (con la minuscola… ) tra le varie organizzazioni politiche dell’allora “nuova sinistra”. 
Durammo un paio d’anni, prima di scioglierci nel tumultuoso movimento di quel tempo, anni nei quali tra le altre cose alcuni di noi cominciarono a scrivere canzoni e a proporle nelle scadenze di movimento in cui intervenivamo.
Questa è stata scritta da Rudi Veo, uno dei fondatori del Collettivo, nella primavera del ’74 e mi pare che, al netto dell’ingenuità dei suoi neppure vent’anni di allora, conservi intatta la sua freschezza poetica e politica.

23 gennaio

Quanto può costare una pallottola di piombo?
Quanto può costare una pallottola di piombo?
Quanto ci vuole a fare una pallottola di piombo?
Pochi soldi e poco tempo
Pochi soldi e poco tempo

Quanto può costare la vita di un ragazzo?
Quanto può costare la vita di un compagno?
Quanto ci vuole per vivere e pensare?
La risposta non c’è
La risposta non c’è

Era freddo l’altra sera su a Milano
Eri uscito per andare all’assemblea
Metti come sempre l’eskimo verde
Ma nella nebbia ti vedranno
Ma nella nebbia ti vedranno

E così irreale Milano di notte
E poi i fari dei gipponi accesi in faccia
Solo il gelo della notte sui capelli
Nelle tasche stringi il pugno
Nelle tasche stringi il pugno

E poi i rumori e poi le urla e poi gli spari
E poi le gambe che non trovano un sostegno
La mano non è più serrata in tasca
Il pugno è alzato verso il cielo
Il pugno è alzato verso il cielo

Era buio l’altra notte su a Milano
Ma a te il sole ti è scoppiato in faccia
Certo adesso è chiaro come il giorno
Per gli assassini sarà notte
Per gli assassini sarà notte

23 gennaio, Rudi Veo, primavera ‘74

Nella foto Roberto Franceschi è il ragazzo con il montgomery chiaro, davanti a lui, con i capelli lunghi, c'è Dado Peluso, fratello di Elisabetta, la mia prima moglie.

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