ANNIVERSARI


Rudi Veo

Ci sarebbe un anniversario
oggi ventuno di gennaio del 2021,
un anno in bilico un divenire incerto
qualcosa di rischioso su cui scommettere.
Cento anni prima una scissione e da lì un
nuovo ordine che si faceva partito.
Di questo non voglio dir nulla
non ho competenze, mai stato uno storico
nemmeno ferrato in politica
e poi di quel partito non ho mai fatto parte
In fondo sono un singolo che rifugge le chiese
venivo tacciato di individualismo piccolo borghese
uno studente che amava giocare all'estremo
I piccoli funzionari di quel grande partito
quando ero giovane mi invitavano a sciacquarmi
la bocca nel caso volessi proferire la parola
classe operaia
Loro poi hanno fatto carriera si son sistemati
diventati dei manager ma nessuno è perfetto
lo dico senza stupore, rancore, nemmeno riprovazione
in fondo amo tutti quelli che ho conosciuto in quegli anni
li ritengo una parte della mia storia, della mia vita
tutti, proprio tutti
che fossero compagni o distanti da quella definizione.
Ma in questo anniversario voglio ricordare
qualcuno che è morto in quello stesso giorno di settanta anni fa.
A lui mi sento vicino
perché oltre essere un piccolo individualista
di origini borghesi
sono anche un po' anglofilo,
nonostante le terribili cose dilagate
da quell'isola separata da noi
niente parentela col perfido Tony
scriveva con lo pseudonimo George Orwell
che vide gli orrori del colonialismo e ne scrisse
che volle vedere cosa fosse vivere negli anni della depressione
e allora divenne uno dei senza casa
dei clochard, gli emarginati, i senza lavoro
condivise le loro giornate tra Londra e Parigi
dormendo per strada, elemosinando un pasto
dividendo quel poco che c'era
e poi come Simone Weil che andò nelle fabbriche
lui andò in miniera perché i minatori gallesi
erano i negri dell'isola che aveva un Impero.
George partì quando un ultima chance era data
per fermare il fascismo che si stava allargando in Europa
a combattere in Spagna
la Repubblica e il profumo dell'Utopia 
Una tragedia che travolse un popolo
un popolo e una generazione
e con loro il sogno di un mondo unito
ripulito dallo sfruttamento consegnato alla giustizia sociale,
il mondo cantato dall'Internazionale
Invece tutto venne travolto
per la paura degli stati che stavano lì intorno
impauriti, calcolatori e incapaci
mentre lo stalinismo ottuso, 
pensiero deviato di un sogno più grande
chiudeva per sempre quel sogno.
Hey George se penso che gli ultimi anni
li hai trascorsi in un'isola sperduta delle Ebridi
spazzata dal vento
sigarette e tazze di the
a scrivere e scrivere e scrivere
di un distopico mondo a venire
dove l'uomo si sarebbe sentito
più o meno come una formica
controllata, spiata sotto l'occhio implacabile
di un onnipresente presenza
un po' come adesso che tecnologia e potenza
sono ben oltre quel 1984,
ben oltre e a pensarci 
mi viene da guardare, non saprei dove
indietro, di lato, dove spero ci sia
sfumata come una visone all'alba o al tramonto
una linea di fuga nell'Orizzonte.
Hey George che hai studiato perché
persone per bene hanno raccolto collette
per pagarti le rette, così sei finito
nelle scuole di quelli che erano già arrivati
lo sai, mi sono commosso
quando ho saputo che a Eton
ti insegnava Francese Aldous Huxley
che incredibile incontro, che tempi.
Ma è tempo che la smetta di sognare all'indietro
magari un algoritmo potrebbe intercettare
questi miei piccoli miseri, perdenti pensieri
che sanno di amore, 
Amore che non deve finire
come quello di Julia e di Winston
La Libertà e il suo Amore
trovano sempre spiragli o linee di fuga
che squarciano gli orizzonti più cupi

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