3 maggio 1968


E' VIETATO VIETARE!


Gian Paolo Ragnoli

Il 3 maggio 1968 a Parigi gli studenti occupano l’università della Sorbona, per protestare contro la chiusura dell’università a Nanterre e contro l’espulsione di molti studenti, dando così inizio a quella vasta e variegata rivolta sociale oggi nota come “il maggio francese“.
Si trattò di una grande rivolta spontanea, di natura sociale, politica, culturale e anche filosofica, indirizzata contro la società tradizionale, il capitalismo, l’imperialismo e contro il potere gollista allora dominante. Il moto di ribellione della gioventù studentesca di Parigi si estese al mondo operaio e praticamente a tutte le categorie della popolazione sull'intero territorio nazionale,  il più importante movimento sociale della storia di Francia del XX secolo.
Fu un’esplosione sociale complessa, a volte anche violenta, ma ancor più spesso ludica e festosa: il maggio ’68 apparve come un momento collettivo e massiccio di passione rivoluzionaria, di fede nella possibilità di una trasformazione radicale della vita e del mondo. 
Ne fu espressione la proliferazione di graffiti, cartelli e slogan fantasiosi: «Sous les pavés, la plage» (Sotto i sampietrini c’è la spiaggia), «Il est interdit d’interdire» (Vietato vietare), «Jouissez sans entraves» (Godetevela senza freni), «Cours camarade, le vieux monde est derrière toi» (Corri compagno, il vecchio mondo ti sta dietro), «La vie est ailleurs» (La vita è altrove), e così via.
Il "maggio" fu il momento più eversivo per la Francia gollista. Eversivi erano non solo gli atti di violenza, né solo i danni economici: tale era anche l'atteggiamento irridente con cui i ribelli della Sorbona trattavano istituzioni e modelli di comportamento tradizionali. Nei cortei sfilavano ragazze a seno nudo, con berretto frigio in testa e bandiera rossa in mano, caricature di Marianne, icona femminile della "Republique". E nel Quartiere Latino nuove targhe ribattezzavano le vie: boulevard St-Michel divenne in quei giorni "rue du Vietnam héroique".
Poi il vento cambiò, ma sono più di cinquant'anni che ogni tanto, da qualche parte del mondo, si sente ancora nell'aria quel grido:
"Ce n'est qu'un début, continuons le Combat!"

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