DON CHISCI68


Gian Luigi Ago

Caro Paolo,  
leggevo l'altra sera alcuni articoli sulla tua preziosa pagina "Tempi dei cuori che si infiammano". Questo mi ha portato ad alcune riflessioni su noi e la nostra generazione (o meglio sulle lotte che l'hanno caratterizzata ma anche sulla dimensione personale). Mi è venuto spontaneo andare nella mia sala di registrazione e realizzare questa cover del "Don Chisciotte" gucciniano per fissare queste riflessioni. E ti spiego perché questa canzone ben si accorda con le mie riflessioni:  credo che nella nostra generazione ci sia stata anche una notevole dose di "donchisciottismo", non nell'accezione negativa che si dà oggi a questa connotazione ma piuttosto nel bilanciamento tra sogno (meglio definirlo utopia) e realismo. Borges diceva che Chesterton, nel definire il perfetto equilibrio tra sogno (ossessione?) e realtà del Don Chisciotte, non era stato preciso in quanto era palese quanto Miguel de Cervantes "tifasse" invece proprio per il sogno. Forse è quello che è successo alla nostra generazione con l'utopia; non abbiamo saputo equilibrare le due cose, o meglio non abbiamo saputo spalmare la nostra realtà sull'utopia. L'Utopia è necessaria, perché senza di essa non c'è dinamismo, tensione esistenziale ma solo grigia sopravvivenza; certo questa tensione comporta anche dei prezzi da pagare e molti di noi li hanno pagati. Ma penso che, a conti fatti, il bilancio possa essere positivo. Per quanto riguarda me, faccio miei i versi cantati da Edith Piaf "Non, rien de rien. Non, je ne regrette rien". Nonostante i molti dolori, incomprensioni e ingiustizie che la vita possa presentare (e io ne so più di qualcosa), tendo a considerarle comunque marginali nella formazione esistenziale della nostra generazione. Pur tra gli inevitabili cambiamenti di adattamento ai tempi, credo che molti di noi siano riusciti a restare sostanzialmente quelli che erano, nel loro spirito e nella loro weltanschauung. E questo è quello che conta. Questa canzone rende bene l’eterna dualità di realtà e utopia e la parte finale credo rispecchi bene quello che intendo dire e forse vale per tutti quelli che ancora riecheggiano in sé quella che Pasolini definì "la meglio gioventù". Un abbraccio 🙂

"Aggiungo che nel quadro dell'utopia ci furono tutte le istanze delle donne e del libero pensiero, che vinsero e imposero i loro nuovi paradigmi. Mentre le donne e chi lottava per i diritti civili la ebbero vinta, purtroppo le rivoluzioni sostanziali si scontrarono sul piano della realtà con le nostre divisioni, l'estremismo massimalista e la repressione occulta e palese, contro la provocazione del terrorismo e la diffusione dell'eroina. Tutto quanto mirava alla sconfitta che fu pagata a caro prezzo da tutti noi, persino da chi ci tradì, perché pagò con la perdita dell'identità ideale, relegando il sogno nella tenebra prezzolata della vendita dell'anima al diavolo. Richiamando alla memoria un altro eroe gucciniano, Cyrano de Bergerac, ringrazio il destino di aver mantenuto candido il mio pennacchio. Mi rammarico che il tradimento sia stato tanto esteso distruggendo completamente anche la sinistra riformista e liberale e si debbano assistere attacchi persino alle libertà liberali e ai diritti individuali oltre alla povertà troppo estesa e al deserto intellettuale in ogni ambito culturale. Il volontariato resiste ma è un fatto anagrafico dell'età pensionata e le dichiarazioni sulla necessità della salvaguardia dei bisogni  sociali le fanno le Chiese cristiane e non chi ha la tessera sindacale.".

pagurobernardo

Commenti

Post popolari in questo blog

"Allora, ero lì, in piazza Brin"

Martedì 9 aprile con i cuoriinfiamme

TEMPI DEI CUORI TRASPARENTI