Un regalo per Sarzana

Non conoscevo questa storia. Non ho veduto questo taccuino. Ne vorrei una copia.

Chiedo un favore e un regalo alla mia piccola città. 
Intanto vi racconto la storia.
Germano Facetti era un ragazzo di Sarzana. Aveva 17 anni quando venne deportato nel  campo di concentramento di Gusen. Era un sopravvissuto. Dopo la liberazione ha vissuto una vita piena, sorridente, felice. Prima in Francia come agente delle opere di Picasso poi a Londra come designer editoriale di grande successo. Era al centro del risveglio culturale e creativo europeo. Era un "salvato" per dirlo con le parole di Primo Levi.


Negli ultimi suoi anni tornò a vivere a Sarzana. Sembrava essersi tolto dalla mente  il numero di matricola 53396 della sua detenzione invece dietro il suo sorriso e la sua totale disponibilità, di nascosto da tutti, creava e custodiva un piccolo enorme segreto. 
Un taccuino 14 x 10 cm assemblato con fili di rame, la copertina cucita con il tessuto dell'uniforme da deportato e al suo interno una raccolta di poesie, disegni, foto, ritagli di giornali. Cose povere apparentemente  inutili per descrivere  il significato più profondo della parola "odio",  A Short History of Hate. 
"Ho sempre cercato, a tutti i costi, dei pezzi di carta per fermare un pensiero, un'idea. È stata in me sempre profonda l'esigenza di far sì che potessero rimanere orme e percorsi oltre la mia vita". 
Insomma cercava una definizione. Per farlo ricordava l'orrore della sua esperienza personale e cercava le parole per poterla spiegare. 
Una lezione. 


Vorrei chiedere alla mia piccola città  di poter riportare quel taccuino a Sarzana. Di poterlo esporre. Di poterlo stampare e distribuire. Di renderlo uno strumento di memoria a disposizione di tutti per poter capire meglio il nostro passato e con lui il nostro presente. Quel taccuino è un vero capolavoro. Una lezione della storia. Un inno alla vita e alla speranza.

Facciamolo.

Leggo da Wikipedia: "Nei disegni, che sono i documenti più rappresentativi del Taccuino, vengono mostrati i luoghi (dal cancello d'entrata allo spazio d'appello, dalle reti di filo spinato alle cave di granito e al crematorio) e i momenti della vita dei deportati del campo (la coda per la distribuzione della minestra, il rito del lavatoio, il lavoro nelle cave, il trasporto dei cadaveri). Queste opere, insieme alle fotografie e agli altri documenti d'archivio salvati dalla distruzione, sono il frutto della volontà di Facetti di far conoscere la realtà incredibile del Lager, vera e propria "fabbrica" dell'odio.
Conservato dall'autore per più di quarant'anni in una scatola, il Taccuino di Facetti è stato "svelato" al pubblico la prima volta nel film di Tony West, The Yellow Box. A Short History of Hate del 1998, poi nella video-intervista a Germano Facetti e Aurelio Sioli Antiutopia. Mauthausen-Gusen 1944-1945, prodotta da Paolo Ranieri e Vinicio Bordin nel 2006, e quindi come oggetto della mostra Non mi avrete. Disegni da Mauthausen e Gusen allestita nel 2006 nella Palazzina delle Arti di la Spezia da Marzia Ratti e Luigi Piarulli.
Attualmente il Taccuino è conservato presso l'archivio dell'Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea "Giorgio Agosti", insieme al resto del fondo Facetti".
Paolo Marcesini

Commenti

Post popolari in questo blog

"Allora, ero lì, in piazza Brin"

Martedì 9 aprile con i cuoriinfiamme

TEMPI DEI CUORI TRASPARENTI