SILVIA SALIS A SANT'ANNA DI STAZZEMA


Non lo prendo come un caso che sia proprio Rudi Veo, un caro amico di grande sensibilità, cuore in fiamme, a farmi conoscere queste indimenticabili parole, a me che oggi avrei voluto essere a Sant'Anna di Stazzema ad ascoltarle.
Paolo Luporini

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Rudi Veo:

Questo è parte del discorso tenuto dalla sindaca di Genova Silvia Salis alla commemorazione della Strage di Sant’Anna di Stazzena.

"Sono in questo luogo sacro, non per ricordare. Sono qui per non dimenticare. Non è la stessa cosa. Ricordare è un’azione che appartiene alla mente. Non dimenticare appartiene anche al cuore. E oggi con il cuore, anche se non ce ne accorgiamo, facciamo rumore. Voglio che questo rumore si senta fino a valle. Perché siamo qui per scegliere. Scegliere da che parte stare.
Il 12 agosto del 1944 quattro reparti di SS rastrellarono tutta la popolazione, trucidando oltre 500 donne, anziani e bambini. 
Fu una strage. Una barbarie che 81 anni fa segnò in modo indelebile la nostra storia.
Il fascismo è un’erba infestante che è stata sottovalutata quando era ancora una piantina, ma piano piano cresceva.
Non ditemi che “non è più tempo di parlare di fascismo”. La storia ci insegna. Il fascismo è un mutaforma. Non si distrugge facilmente. Oggi non marciano, creano dei trend. Usano l’insulto come se fosse un argomento. Non censurano, ma screditano. Non bruciano libri, li ridicolizzano. Non vi tolgono la parola, ma la rendono inutile, sommergendola di rumore di fondo. Il fascismo si traveste da hashtag e meme”
Ogni  volta che si onora la strage di Sant’Anna di Stazzema, non si compie un gesto formale Si prende posizione. Si guarda in faccia la Storia, e le si dice: “Io non dimentico. Io resisto. Io continuo il cammino di chi è stato strappato alla vita, per difendere la nostra”.
Quella barbarie che ha travolto Sant'Anna di Stazzema, quella barbarie che ha ucciso tante famiglie innocenti, è la stessa che oggi devasta altri luoghi del nostro pianeta. Una storia che purtroppo si ripete. Perché oggi Bianca potrebbe essere Fatima o Sofia, una di quelle mamme di Gaza, di Kiev o delle altre decine di guerre.
Chiedo ai giovani: siate partigiani della complessità. Chiedo agli adulti: siate affidabili. Chiedo alla politica: siate all’altezza. E lo chiedo a me stessa, per prima: che le mie azioni siano utili. Che io non mi accontenti del consenso, ma cerchi il senso. Non c’è memoria senza politica. E viceversa. Perché la memoria non è un museo: è un cantiere.
Dicono: “È passato tanto tempo”. Ma la storia non passa: passiamo noi. 
La storia resta dove l’abbiamo sporcata. Resta qui, con i nomi incisi nella pietra, e le domande incise nella coscienza. 
Com’è cominciato quell’orrore? Non con i carri armati o le bombe : Con le parole. 
E allora io lo dico chiaramente: Non c’è spazio per il fascismo nella nostra Repubblica. Non c’è spazio per l’indifferenza nella nostra umanità. Il nostro compito non è urlare più forte. È parlare più chiaro.
La Resistenza non si ferma mai. Oggi, come ieri, siamo chiamati a difendere la nostra democrazia, la nostra libertà, il nostro diritto alla pace”

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