I CONFINI PER ALEXANDER LANGER


(copiato da un post di Cinzia Zini)

“E' una società di persone sole, di consumatori bulimici, di spettatori assuefatti, dagli orizzonti corti e frammentati.”
Alex  Langer
(Vipiteno, 22 febbraio 1946 – Firenze, 3 luglio 1995)
C'è stato in Italia un uomo politico-impolitico che ha avuto il coraggio di guardare alla presenza umana sulla terra e alla convivenza fra persone e genti diverse con una intelligenza profonda e una generosità di sentimenti che i tempi stretti e la selezione al ribasso della politica di norma escludono.
E' stato Alexander Langer, che ha fatto tesoro di una formazione famigliare e regionale incline all'uso di più lingue, al confronto di più popolazioni e tradizioni, all'ingombro e all'invito dei confini. Quando ha deciso di uccidersi - a Firenze, in un giorno d'estate del 1995 - Langer era parlamentare europeo, e in quel ruolo si era prodigato nei luoghi in cui la vecchia storia del mondo tornava a mettere in scena l'odio, l'insofferenza, la brutalità delle superbie nazionaliste, delle guerre di sopraffazione e delle pulizie etniche; come nei luohgi in cui la storia umana arriva sull'orlo della distruzione del mondo stesso, delle sue risorse naturali e della sua bellezza.
La Bosnia e il Kossovo, l'Amazzonia o il Messico: l'intero mondo minacciato è stato la patria di questo campione delle piccole patrie, a partire da quel suo Sudtirolo in cui riconosceva la ricchezza della convivenza e la meschinità della misconoscenza reciproca.

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